"A QUESTO PORTA L'ARTE DI PROLUNGARE LA VITA UMANA: CHE, ALLA FINE, TRA I VIVENTI SI E' SOLO SOPPORTATI" I. Kant, Il Conflitto delle Facoltà (Der Streit der Fakultäten)

IL LIBRO: L'ALTRO KANT (Piccin editore)

IL LIBRO: L'ALTRO KANT (Piccin editore)
Oltre 10 anni di ricerche, per conoscere e capire Kant e il suo rapporto con la malattia

venerdì 7 gennaio 2011

"L'ALTRO KANT" su Il Sole 24 Ore

Federica Sgarbi, Renato Fellin e il libro L'altro Kant su Il Sole 24 Ore

Un servizio del 10 Dicembre scorso de Il Sole 24 Ore, a cura di Antonio Armano parla de L'altro Kant:
"Sulla sua tomba a Kaliningrad Kant in pace

di Antonio Armano
La vita notturna di Kaliningrad non è delle più animate ma ci sono locali nuovi dove sembra di stare in Europa, non fosse che a un certo punto ti dicono con tranquillità «Attenzione spostati», ti volti ed eviti per poco d'essere travolto da una tipica rissa russa. Botte da orbi poi, nel giro di pochi secondi, finisce il trambusto e una vecchia babuška pulisce con lo straccio la pista coperta da una pioggia di sangue. Tutto normale – la gente bada soprattutto a non sporcarsi le scarpe e i calzoni – se uno pensa di trovarsi in Russia e perdipiù una Russia molto particolare. Kaliningrad è un pezzo di territorio russo fuori dalla Russia: una exclave, si dice in termine tecnico, rimasta fino al 1991 zakrytaja zona, zona chiusa, per la fabbricazione di navi da guerra.

Un tempo si chiamava Königsberg, era la capitale della Prussia orientale, il prospero e ordinato sfondo della monotona vita di Immanuel Kant. Il filosofo non amava viaggiare e non lasciò mai Königsberg, se non per qualche gita in carrozza con rientro in giornata. In compenso da morto si è fatto una serie di viaggi pur restando fermo nella tomba della cattedrale, il Königsberg Dom, dov'è sepolto; perché si sono spostati i confini e le popolazioni intorno a lui. Nella Seconda guerra mondiale la città fu conquistata dall'Armata rossa e inglobata nell'Unione sovietica. Nel 1946 Stalin le diede il nome di Kaliningrad (in onore di Michail Kalinin, bolscevico e capo di Stato sovietico, morto quell'anno) e costrinse i tedeschi ad andarsene per sostituirli con i russi. Nel 1991, con la fine dell'Urss, Kaliningrad si è trovata separata dalla Russia e ha iniziato ad aprirsi alle visite degli stranieri, profughi e figli di profughi tedeschi. Dal 2004 – bicentenario della morte di Kant e dell'ingresso di Polonia e Lituania, i Paesi confinanti, nell'Unione europea – la città è ancora più isolata e per andare nella madrepatria i kaliningradesi devono prendere l'aereo o fare il visto. Di qui un certo malcontento serpeggiante.

Fa effetto pensare a Kant, uomo turbato da ogni minimo cambiamento, al centro di scossoni storico-politici così pesanti. Ma c'è una sorta di rivincita in questo restare al centro di tutto e riacquistare centralità nella recente risistemazione urbanistica cui non è estraneo il recupero dell'identità tedesca. La cattedrale dove si trova la tomba è una delle poche architetture rimaste in piedi – più o meno - dopo i bombardamenti inglesi. Con il contributo dei tedeschi, è stata ricostruita dopo anni di rovina e abbandono. La visitano comitive di turisti della nostalgia: «Vengo da una cittadina vicino a Francoforte – dice a IL uno di loro – e sono arrivato in autobus. Il nostro è un gruppo di persone la cui famiglia è originaria di queste zone. Prima della guerra questa era terra tedesca».
Non può mancare una foto ricordo davanti alla tomba di Kant, con Nietzsche il filosofo tedesco più conosciuto, anche se per caratteristiche opposte. Ma l'eccessiva regolatezza può diventare una forma di sregolatezza tale da contribuire a creare una leggenda: pochi anni dopo la morte, nel 1827, Thomas de Quincey gli dedicò un ritratto, Gli ultimi giorni della vita di Immanuel Kant (Adelphi), indulgendo non poco sulle stranezze della sua vita abitudinaria.
Il filosofo si alzava tutte le mattine verso le cinque, mangiava soltanto a pranzo e usciva alle cinque di sera per la passeggiata, così puntuale che gli abitanti regolavano gli orologi. Pranzava in compagnia ma passeggiava – e qui inizia la nevrosi ipocondriaca – solo. Non per meditare in tranquillità: per respirare con il naso, cosa che non avrebbe potuto fare in compagnia, dovendo aprire la bocca per parlare: «Saldo e perseverante in questo esercizio, che raccomandava costantemente ai suoi amici, Kant si vantava di una lunga immunità da raffreddori, malesseri, catarri e disturbi polmonari». Aveva un sistema di tiranti per reggere le calze senza usare – come i suoi contemporanei – le giarrettiere che bloccavano la circolazione. Alle dieci andava a dormire nella stanza completamente buia: un raggio di luna poteva turbargli il riposo.

All'ingresso della cattedrale, c'è una foto che ritrae Putin con il cancelliere tedesco Gerard Schröder in segno di pacificazione. Molti lavori di recupero dell'identità tedesca sono stati fatti per il 750esimo anniversario di fondazione della città (1255-2005). Ma la chiesa è tornata solo in minima parte a essere un luogo di culto. Lo spazio principale è ora una grande sala da concerti. Ai lati, due cappelle: a sinistra quella russo-ortodossa, a destra quella tedesco-protestante. Ai piani superiori si trova una mappa della città nel 1613, un plastico della chiesa, alcune foto di come appariva dopo la distruzione e dei resti: mattoni, decorazioni... Poi ritratti di Kant, giornali che annunciano la sua morte, una piccola statua che lo raffigura pensoso a passeggio, un calco del suo cranio in gesso poggiato sopra al cuscino mortuario. Il volto è scarnificato non solo per l'età: «Era malato presumibilmente di Alzheimer», spiega Federica Sgarbi, autrice di L'altro Kant (edito da Piccin), con Renato Fellin e Stefano Caracciolo. Un bel contrappasso per chi come lui ha fatto del controllo e della ferrea disciplina un leimotiv... «Nella disciplina sta l'essenza e la grandezza del filosofo – dice la Sgarbi – capace di rimanere coerente al suo pensiero e ai suoi valori per l'intera esistenza, nella professione e nel privato. Uno dei suoi studenti, Jachmann, diceva: Kant si distingueva anche per la saldezza del carattere, il dominio di sé e la forza d'animo».

Fermo restando il ruolo fondamentale nel superare razionalismo ed empirismo e traghettare, con la Critica della ragion pura, la filosofia fuori dalle secche dell'illuminismo, alcuni aspetti della vita e dell'opera di Kant sono meno noti. L'altro Kant appunto: gli studi astronomici, le intuizioni in campo medico: «La terza parte del Conflitto delle Facoltà – dice la Sgarbi – dedicata al conflitto tra la facoltà di filosofia e quella di medicina tratta dei possibili effetti benefici della mente nella cura del corpo ed è considerabile forse come antesignano di quella che oggi definiamo psicosomatica». Nell'ironico Goodbye Kant! (Bompiani), Maurizio Ferraris auspica che si tolga a Kant «un po' di ruggine per restituirlo all'attualità» e definisce il suo contributo alla storia del pensiero una «rivoluzione copernicana». Certo resta molto ostica la lettura della Critica della ragion pura, per lo stile oscuro e involuto, il «contenuto vastissimo e complesso», e una «certa trascuratezza nella grammatica e nella sintassi», come evidenzia Giorgio Colli, autore della traduzione italiana edita da Adelphi nel 1976.
La cattedrale e la tomba si trovano sull'isola di Kneiphof, ribattezzata "isola di Kant". Una delle vie di accesso è un ponticello, costruito ex novo su modello teutonico, e pieno di lucchetti e i nomi degli innamorati, stile ponte Milvio a Roma, Moccia e dintorni. Kant amava circondarsi di giovani ma sarebbe inorridito; era riservatissimo e non si sposò mai a causa, sostengono in molti, della delicata ma ingombrante figura della madre, una protestante pietista che morì giovane dopo averlo coinvolto in lunghe ore di preghiera. Il padre era un sellaio di origine scozzese. "

mercoledì 14 aprile 2010

"L'ALTRO KANT" - RECENSIONE ALZHEIMER UNITI ROMA

L'associazione ALZHEIMER UNITI ROMA ha recensito e consigliato il libro "L'ALTRO KANT- La malattia, l'uomo, il filosofo"

Di seguito, il testo della recensione:

"IL CERVO FERITO

Questo è il titolo che ci piace dare alla nostra breve recensione sul libro “ L’altro Kant” pubblicato nel 2009, per le edizioni PICCIN.

E’ lui, Immanuel Kant, il “cervo ferito”: così il grande filosofo si riferiva alludeva a se stesso negli ultimi anni della sua vita, parlando o scrivendo agli amici.

Per le nostre conoscenze o nel nostro immaginario il cervo è un animale libero, agile, veloce e “ il cervo ferito” è la metafora di un essere che in un certo senso nega la sua identità, non potendo più percorrere o sognare di percorrere ampi spazi, cercare vasti orizzonti.

“ L’altro Kant. La malattia, l’uomo, il filosofo”è un libro nato dal contributo di più autori: Renato Fellin, geriatra, Stefano Caracciolo, psichiatra, Federica Sgarbi , filosofa.

Intento comune è presentarci il filosofo, non nella sua veste ufficiale quale icona della filosofia, ma come uomo, ripercorrendo, con l’aiuto di scritti di biografi e testimonianze di amici, le sue giornate, seguendo le sue abitudini quotidiane, i suoi gusti, le sue ossessioni, chiedendosi, in parallelo, quanto il vissuto personale abbia influito sulla costruzione del suo sistema filosofico.

I tre autori si soffermano sugli ultimi anni della sua vita, anni in cui Kant si allontana progressivamente dall’attività professionale, lascia il suo ruolo pubblico, mentre si evidenziano chiari segni di indebolimento delle sue capacità cognitive. Quali professionisti che si occupano del cervello e delle sue funzioni si interrogano sulla mente di questo filosofo, che ha saputo costruire un sistema di luminosa razionalità che tiene conto dell’uomo nella sua interezza, con le sue capacità,i suoi limiti, le sue aspirazioni, fisiche e metafisiche.

Come è avvenuto il processo di decadimento? Kant ne è stato consapevole?

Infatti, dato che il nostro giornale si rivolge a lettori interessati ad un aspetto specifico, anche noi vogliamo approfondire il problema dell’insorgenza di un deterioramento cognitivo, chiedendoci se abbia sofferto proprio di malattia di Alzheimer.

I segni che emergono dai suoi scritti e da testimonianze sembrano avvalorare questa tesi.

A 72 anni, nel 1796, anno nel quale tiene l’ultima lezione all’università, annota sul suo diario: “ Non feci alcuna lettura a causa dell’età e dell’indisposizione” e più avanti: “ La mia salute non è quella di uno studioso, ma di un vegetale”.

Kant aveva sempre avuto un interesse forte e costante per la medicina e si può presumere quindi che il filosofo avvertisse l’avanzare del male e presagisse il dramma incombente.

Nel 1798 il suo biografo annota: “ cominciò a ripetere i suoi racconti più di una volta nello stesso giorno”, e “ poiché si era accorto anche lui che la memoria gli si affievoliva, per evitare ripetizioni, annotava i temi su foglietti.” Nel 1802 emerge del disorientamento spaziale e pochi mesi dopo l’affaccendamento afinalistico.

Testimonianza di questo suo progressivo smarrirsi è il suo Opus Postumum , un lavoro dove si notano variazioni rilevanti rispetto alle modalità che Kant aveva sempre seguito nell’esporre per iscritto il suo pensiero, modalità molto interessanti da decodificare. Kant usa un formato di carta molto grande, scrive con grafia minuta, sistema al centro della pagina il concetto principale e ai margini i concetti consequenziali.

Si rende conto adesso di non riuscire più a “comprendere” nel suo cervello una complessità di concetti. Come nel primo caso aveva pensato ad annotare quello che diceva per evitare di ripetersi, così adesso organizza un concetto dall’inizio alla sintesi conclusiva, tutto su una stessa pagina, per averne la visione d’insieme.

“ Kant vuole abbracciare almeno con lo sguardo ciò che non riesce più ad abbracciare con la mente.” dice Federica Sgarbi.

Nella sofferenza “ avvertita” Kant escogita strategie utili ad orientarsi in labirinto che diventa progressivamente sempre più infido.

E noi ci chiediamo se e quanto lo abbia aiutato la Filosofia nel contrastare e contenere il male. E’ stato lo stesso Kant ad affermare, in diverse occasioni, che la Filosofia poteva diventare terapia.

Dal 1803 sarà necessaria per lui un’assistenza continuativa; morirà il 12 febbraio 1804 a 80 anni, un’età straordinaria per l’epoca.

Con assoluta coerenza, con estrema dignità Kant ha vissuto la sua vita e la sua malattia.

Questo libro attraverso le diverse parti ci ha condotto in un percorso molto interessante, che abbiamo potuto seguire agevolmente, grazie anche ad un’esposizione chiara e scorrevole.

La lettura conferma anche le nostre convinzioni: il malato di Alzheimer, dall’insorgere della malattia all’esito finale, continua spesso per molti anni a dare il suo contributo, escogitando nuovi modi e attivando nuove strategie. E’ una persona.

Piero Vigorelli nella sua bella introduzione al volume riflette: “ E’ una persona che vuole ancora vivere, contrattare e scegliere le cose che la riguardano”

Noi diciamo: E’ un cervo ferito, ma sempre un nobile cervo, che ha attraversato ampie radure e a lungo lottando per non arrendersi ha cercato vasti orizzonti.

Maria Sandias, Luisa Bartorelli"

Tratto da http://www.alzheimeruniti.it/index.asp?id=242

Per consultare il sito dell'associazione://www.alzheimeruniti.it

La FEDERAZIONE ALZHEIMER ITALIA sceglie L'ALTRO KANT



La FEDERAZIONE ALZHEIMER ITALIA, importante punto di riferimento in merito alla malattia diAlzheimer, consiglia la lettura del testo "L'altro Kant- La malattia, l'uomo, il filosofo".

La segnalazione nell'ultimo numero (N° 39) del Bollettino Ufficiale Alzheimer Italia (p.10).
Per leggere, cliccare sull'immagine del libro.

Per consultare il sito della Federazione: http://www.alzheimer.it/

giovedì 11 marzo 2010

"L'ALTRO KANT" SCELTO DALL'ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI. IL TEMA: LA FILOSOFIA DI FRONTE ALLA MALATTIA


Il 24 Febbraio scorso,
la Scuola di Alta Formazione Michele de Tommaso di Imperia
dell'ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI
- massimo organo, in Italia, per la diffusione e l'approfondimento del pensiero filosofico -
ha proposto un seminario dal titolo:
Kant e l'Alzheimer - La Filosofia di fronte alla malattia.
Il seminario, che ha visto la partecipazione anche del Prof. Carlo Serrati,
Direttore del Reparto di Neurologia presso
l'Ospedale S. Martino di Genova,
ha scelto come base della discussione
il libro L'ALTRO KANT - La malattia, l'uomo, il filosofo
(Piccin Editore)
Un seminario volto alla trattazione del delicato rapporto tra Filosofia e Malattia, anche alla luce delle testimonianze e dei contributi originali proposti da Fellin, Sgarbi e Caracciolo riguardo il grande filosofo illuminista.

giovedì 8 ottobre 2009

FEDERICA SGARBI, RENATO FELLIN, STEFANO CARACCIOLO: ESCE L'ALTRO KANT


Da destra, Renato Fellin, Federica Sgarbi, Giuliano Sansonetti, Stefano Caracciolo

E' avvenuta giovedi 8 Ottobre, a Ferrara, nella splendida cornice di Palazzo Paradiso e introdotta dal Prof. Sansonetti, docente di Filosofia Morale e Bioetica presso la Facoltà di Filosofia dell'Università degli Studi, la presentazione ufficiale del volume


L'ALTRO KANT- LA MALATTIA, L'UOMO, IL FILOSOFO.

L'importante progetto che ha ispirato il testo e che ha visto la collaborazione dei 3 specialisti è stato presentato nel dettaglio.
Il Prof. Fellin ha introdotto l'aspetto biografico e illustrato l'articolata ipotesi della malattia kantiana.
Federica Sgarbi ha presentato il complesso rapporto del filosofo con la malattia, evidenziando la ricchezza delle testimonianze filosofiche che nutrono la suddetta ipotesi.
Stefano Caracciolo, in ultimo, ha proposto alcune considerazioni di carattere psicologico.


venerdì 7 agosto 2009

Il libro: L'ALTRO KANT, ALZHEIMER TRA EMOZIONI E RAGIONE


L'ALTRO KANT

La malattia, l'uomo, il filosofo

Fellin R. - Sgarbi F. - Caracciolo S.

Introduzione di P. Vigorelli

(Piccin Nuova Libraria)

Kant e la malattia di Alzheimer:
un inedito viaggio
nella vita del grande pensatore,
tra emozioni e ragione

Sfiorando l'ottantesimo anno di età,
dopo anni di penosa malattia, nel 1804
si spense Immanuel Kant,
uno degli esponenti più significativi della filosofia moderna.

La malattia in questione è identificabile con la demenza di Alzheimer.

Ma come la visse il grande pensatore?
Influì sulla sua produzione filosofica?
Cosa significò per lui e per le persone devote che gli restarono accanto fino alla fine?

Tramite contributi inediti, il libro

L'ALTRO KANT

tenta di rispondere a questi interrogativi.
Il risultato di oltre 10 anni di ricerche per conoscere e capire meglio l'uomo e il filosofo.

L'altro Kant - La malattia, l'uomo, il filosofo
Fellin - Sgarbi - Caracciolo
Piccin Editore
p. 156
euro 18,00
In libreria